TERMÆ ROMÆ テルマエ・ロマエ

TERMÆ ROMÆ

                                                   テルマエ・ロマエ

Le terme di Traiano

Le sorgenti termali di Baia

Ricostruzione ambienti termali di Baia (1, 2)

 

I bagni termali a scopo curativo hanno in Italia un’origine antichissima, le sorgenti termali di Saturnia, per esempio, erano note già al tempo degli Etruschi più 3.000 anni fa.

Al tempo degli antichi Romani, andare alle terme era una moda, soprattutto dopo il 176 a.C., quando il console Gneo Cornelio Scipione, malato a quanto pare di artrite, si sarebbe recato per curarsi alle Aquae Cumanae di Baia (in latino Baiae, un’insenatura nel golfo di Pozzuoli, che per effetto del bradisismo parte dell’antico litorale oggi si trova sommerso a circa quattro metri dal livello della spiaggia). Le sorgenti sulfuree calde non furono di giovamento al console; la malattia si aggravò ed egli morì poco dopo a Cuma (Livio, Storia di Roma, XLI 16,3).

La fiducia dei Romani nelle virtù terapeutiche delle acque calde non ne fu tuttavia scossa: Baia divenne una popolare località termale, la più mondana di tutto il mondo romano, tanto che nella prima età imperiale i turisti sani che volevano soltanto godersi una lussuosa e piacevole vita balneare superavano quelli che vi soggiornavano per curarsi.

Certamente la componente medica e terapeutica continuò a svilupparsi, ma chi si recava alle terme per riprendersi da un dispiacere, incorreva in un altro “pericolo”, come ci racconta il poeta Ovidio, quello di tornarsene a casa con una malattia ben più grave: e cioè, di essere seriamente innamorato (Ars Amatoria 1, 255). Duemila anni fa gli antichi Romani andavano a Baia. Questo era il luogo di villeggiatura più ricco ed elegante dell’Impero Romano; lì avevano costruito ville enormi e lussuose. Il nome di questa splendida insenatura è legato al leggendario viaggio di Ulisse che qui seppellì il suo compagno Baios. Approdo della potente Cuma fu il luogo più decantato e frequentato per le sue delizie ambientali e per le sue sorgenti termali.

Resti delle terme di Baia

La fortuna di Baia dipende dalle sue acque termali, e già nel II secolo a.C. infatti a Baia si costruiscono qui i primi impianti termali. È un luogo importante, perché le prime terme furono inventate proprio qui. In poco tempo diventa un luogo di villeggiatura elitario e famosissimo: era impossibile non divertirsi! Il cielo azzurro, il mare trasparente, il clima piacevole, l’acqua calda delle terme: tutto sembrava adatto a stimolare la pigrizia e il piacere.

La bellezza del luogo e la ricchezza dei paesaggi erano tali che ispirarono personaggi come Orazio che disse: “Nessun golfo del mondo risplende più dell’amena Baia”. Molti nobili romani avevano in questa città una villetta per le vacanze, Licinio Crasso, Gaio Mario, Lucio Licinio Lucullo, Giulio Cesare, Pompeo Magno, Marco Antonio, Marco Terenzio Varrone, Marco Tullio Cicerone, Quinto Ortensio Ortalo.
Altrettanto esteso è l’elenco degli imperatori che frequentavano Baia: da Caligola, Claudio, Nerone (che nella villa di Baia fece ammazzare la madre Agrippina e la zia Domizia Lepidia), Domiziano, Adriano, Antonino Pio, Commodo, Alessandro Severo.

Ricostruzione ambienti termali di Baia (3, 4)

In tanti hanno apprezzato gli ozi di Baia: era, infatti, luogo di “divertimenti e giochi” per Ennio, di “piaceri, amori e tradimenti” per Cicerone, di “dannazione” per Properzio e “vizio” per Seneca; era per Varrone la “dorata spiaggia della beata Venere” per Marziale, dove “non solo le vergini divengono un bene comune, ma molti anziani ringiovaniscono e numerosi fanciulli si effeminano”; infine il poeta Marziale nota ironicamente: “A Baia una donna arriva come una Penelope e ne riparte come un’Elena”, ossia perde tutte quelle virtù che si possono apprezzare in una donna onesta. Per questa ragione quando nell’antica Roma si diceva “Baia”, si evocava le acque termali, ma anche un luogo di lussuria e piaceri.

Verso il IV ed il V secolo, con la decadenza dell’Impero, giunse la fine di Baia anche a causa sia del bradisismo discendente che sommerse tutta la linea costiera sia delle invasioni barbariche che la trovarono priva di una cinta muraria in grado di difenderla. Per quest’ultimo motivo la città fu saccheggiata da Alarico nel 410, da Genserico nel 456 e da Totila nel 525.

Le terme a Roma e la vita sociale

Terme di Traiano

In epoca imperiale gli impianti termali furono un luogo di incontro quotidiano per cittadini di ogni età e ogni censo. Frequentati da uomini e donne, facevano bene al corpo e allo spirito.

Il testo di un’antica iscrizione funeraria recita: «I bagni, il vino e l’amore corrompono il nostro corpo ma rendono la vita gradevole». Fedeli a questo motto, già nel corso del I secolo d.C. i ricchi Romani dedicarono ogni cura ai loro bagni privati. E questo gusto si diffuse presso il popolo, invogliando e spesso costringendo imperatori e magistrati cittadini a costruire grandi impianti termali pubblici, che trovarono la loro massima espressione nelle splendide terme di Traiano a cui seguono le gigantesche Thermae Antoninianae meglio conosciute come Terme di Caracalla e infine quelle di Diocleziano, le più imponenti mai realizzate.

Terme di Caracalla                                               Terme di Diocleziano

La frequentazione degli stabilimenti termali diventò così un fenomeno di massa: migliaia di persone vi affluivano ogni giorno non solo per fare il bagno, ma anche per passeggiare, giocare, mangiare e bere, ammirare opere d’arte, assistere a letture pubbliche e spettacoli, o semplicemente per vedere e farsi vedere, commentare i fatti del giorno con gli amici, adocchiare e corteggiare belle ragazze e giovanotti attraenti. Le terme aprivano solitamente i battenti intorno all’ora quinta (le 11 del mattino), ma era considerato poco conforme alla moda prendere il bagno prima dell’ora settima. L’ingresso costava pochissimo o addirittura nulla, grazie al mecenatismo di molti magistrati che si accollavano il piccolo obolo d’ingresso, così che tutti potessero frequentare gli stabilimenti, che assunsero perciò il ruolo di massimo ritrovo sociale.

Alle terme si andava non solo per ristorare il corpo, ma anche per nutrire lo spirito. In molti impianti c’erano sale di lettura e ambienti destinati a conferenze ed esibizioni musicali. In altri, come ad esempio nelle Terme di Diocleziano, c’era addirittura a disposizione dei clienti una nutrita biblioteca: prova evidente che le terme svolgevano un ruolo culturale oltre che sociale.

Nelle Terme di Caracalla erano collocate molte opere d’arte di alta qualità, tra le quali si distingue il gruppo marmoreo, noto come “Toro Farnese” rinvenuto in una delle palestre delle terme.

I frequentatori abituali

Esistevano, come diremmo oggi, molti “profili” di frequentatore: c’era il salutista, il libertino, il ricco vanesio, l’arrampicatore sociale, lo scroccone e così via. Ognuno fruiva in modo diverso dei servizi delle terme: il salutista affrontando con metodica puntigliosità le quattro fasi del bagno (ginnastica preparatoria, immersione lenta e sontuosa nell’acqua calda del calidarium, sosta nel tepidarium e tuffo deciso nell’acqua fredda del frigidarium, seguito da un vivificante massaggio con olio profumato), il libertino disdegnando i bagni ma aguzzando la vista a caccia di “prede”, il petulante arrampicatore cercando l’invito a cena da parte di un personaggio in vista e via di questo passo. L’insieme di tante e diverse persone, ognuna intenta ai propri affari, faceva degli ambienti termali un alveare impazzito, ricco di frastuono e confusione, ma anche stimolante.

 

Largo alle signore

L’ingresso era aperto anche alle donne ma, per lungo tempo, in ambienti o addirittura in stabilimenti differenti da quelli degli uomini, così che i due sessi non si mescolassero. Con l’andare del tempo, tuttavia, i costumi cambiarono e le donne affluirono sempre più numerose nei bagni insieme agli uomini, il più delle volte lasciando negli stessi spogliatoi, insieme ai vestiti, anche il pudore. Le situazioni scandalose divennero così frequenti da obbligare l’imperatore Adriano a imporre di nuovo la divisione dei sessi, peraltro senza molta fortuna. Le terme rimasero così dei luoghi promiscui, dove uomini e donne si incontravano liberamente, anche se nelle famiglie benpensanti le donne che le frequentavano erano considerate, come minimo, di scarsa virtù. Finché, con l’affermarsi del cristianesimo e il decadere della società romana, vennero meno sia le terme sia le loro frequentatrici.



Resti di antiche terme romane

I servizi extra

L’ingresso alle terme costava poco o nulla, ma gli extra si pagavano, e come. Costavano il servizio di custodia degli abiti, l’asciugamano (se non lo si portava da casa), il massaggiatore, il depilatore, il barbiere, l’olio per ungersi, il sapone per lavarsi, per non parlare dei cibi consumati nei posti di ristoro.

Terme romane a Bath

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